I più antichi ritrovamenti archeologici che consentano di datare le prime tracce del popolamento del territorio empolese risalgono al Paleolitico medio (100.000-40.000 anni fa) quando, nelle foreste che caratterizzavano quest’area, trovavano rifugio numerose specie animali, prede ideali per le tribù di uomini primitivi.
L’interessante necropoli di Martignana testimonia che il nostro territorio fu abitato dagli Etruschi a partire dalla fine del VII secolo a.C., mentre i manufatti rinvenuti nel centro storico confermano che questo popolo di commercianti fu il primo a sfruttare Empoli come scalo per la viabilità fluviale.
A partire dall’Epoca Romana i ritrovamenti sono più consistenti e permettono di ricostruire un centro commerciale ricco e vivace, dove venivano smistate merci provenienti per via fluviale da Pisa e destinate a Firenze e a Fiesole. Prodotto caratteristico di questo periodo era la cosiddetta ‘Anfora di Empoli’, prodotta tra il II e il VI secolo d.C. per la conservazione e il trasporto del vino locale verso il resto dell’Impero.
Una testimonianza di estremo interesse per ricostruire la storia di Empoli è costituita dalla Tavola Peutingeriana, copia medievale di una sorta di ‘carta stradale romana’ sulla quale, lungo il corso dell’Arno tra Florentia e Pisae troviamo il toponimo “In Portu” che gli storici pensano possa essere riferito a Empoli.
La presenza di numerose chiese dedicate a San Michele Arcangelo e di toponimi di origine germanica come Monterappoli, Montepaldi e Riottoli, costituiscono invece tracce della presenza longobarda a Empoli.
La più importante testimonianza scritta dell’esistenza della Pieve di Sant’Andrea è la bolla papale del 1059 con cui Niccolò II conferì alla chiesa empolese il diritto di riscuotere rendite e tributi; a questo stesso periodo iniziarono i lavori di costruzione della collegiata, tuttora simbolo della comunità di Empoli, con la sua celebre facciata in stile romanico fiorentino.
Nel 1119 ha inizio l’incastellamento, grazie all’accordo tra i conti Guidi ed il pievano Rolando che favorì il processo di trasferimento della popolazione dei dintorni nel centro urbano intorno alla pieve.
Nel 1260 Empoli ospitò il Congresso Ghibellino durante il quale, dopo la vittoria di Montaperti, rischiò di essere decisa la distruzione di Firenze, scongiurata, secondo le celebri parole di Dante nel canto X dell’Inferno, dall’opposizione di Farinata degli Uberti ( a cui oggi è intitolata la piazza principale della città.
Nei secoli XIV e XV Empoli visse un’epoca di crescita economica e, di riflesso, di singolare fioritura artistica. Grazie alla presenza di numerose committenze, in città si trovarono ad operare artisti del calibro di Lorenzo di Bicci, Lorenzo Monaco, Masolino da Panicale, Bernardo e Antonio Rossellino e Francesco e Raffaello Botticini.
Le opere d’arte sacra realizzate tra Medioevo e Rinascimento che in passato impreziosivano gli altari delle chiese empolesi, sono oggi in gran parte raccolte nel Museo della Collegiata di Sant’Andrea. La vicina Chiesa di S. Stefano degli Agostiniani conserva invece poche tracce degli straordinari affreschi realizzati da Masolino.
Ai primi del ‘500 si riferiscono invece le suggestive tavole dei Santi Michele Arcangelo e S. Giovanni Evangelista dipinte da Jacopo Carrucci, detto il Pontormo per la chiesa di San Michele a pochi passi dalla sua casa natale nel borgo di Pontorme.
Dopo la dominazione dei Medici e della Repubblica Fiorentina che valse a Empoli il rovinoso assedio del 1530, con l’avvento degli Asburgo-Lorena, Empoli sperimentò la riforma leopoldina, che nel 1764 fuse le tre Leghe di Empoli, Pontorme e Monterappoli in una sola comunità.
Durante l’epoca napoleonica, con la soppressione degli ordini religiosi, i beni che provenivano dai conventi furono raccolti nel Museo della Collegiata di Sant’Andrea, fondato nel 1859 per interessamento di Vincenzo Salvagnoli, all’epoca Ministro degli affari esteri del Governo provvisorio, convinto sostenitore della costituzione dell’Unità d’Italia.
Verso la metà dell’800, con l’ampliamento dell’abitato oltre le mura, la realizzazione della Ferrovia Leopoldina e la costruzione del ponte sull’Arno, Empoli potette sfruttare al meglio le possibilità date dalla sua straordinaria posizione geografica.
La vocazione artigianale e commerciale della città si è manifestata, soprattutto nel secondo dopoguerra e negli anni del boom economico, per la produzione vetraria e manifatturiera: impermeabili e vetro verde sono stati per decenni prodotti di qualità esportati da Empoli, che hanno fatto conoscere la città in Italia e all’estero.